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Introduzione all'architettura dei calcolatori

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Conclusioni

Abbiamo visto come i progressi dell'hardware e gli sviluppi delle architetture dei sistemi di elaborazione rendono possibile la costruzione di una grande varietà di macchine, nelle quali viene sacrificata la semplicità della struttura alla possibilità di elevate prestazioni. La maniera migliore di accrescere la potenza dei calcolatori è finora sembrata quella di far ricorso al parallelismo, replicando cioè alcuni blocchi funzionali della struttura e facendoli operare simultaneamente.

L'applicazione di questo concetto ha portato a un certo numero di differenziazioni architetturali, e altre varianti sono prevedibili per il futuro. E' chiaro tuttavia che le interazioni tra l'hardware, il software di sistema e l'applicazione di utente contribuiscono in misura determinante alle prestazioni globali del sistema: la massima efficienza di esecuzione di un programma si può raggiungere solo se questo è stato scritto in maniera da sfruttare al massimo le possibilità che l'architettura mette di volta in volta a disposizione.

Questo è ovviamente tanto più vero quando l'applicazione viene implementata su un'architettura dedicata, costruita cioè appositamente per risolvere una classe particolare di problemi in maniera efficiente. Un programma codificato senza i dovuti accorgimenti può allora degradare in maniera impressionante le prestazioni del sistema, e il risultato finale non giustificherebbe di certo gli sforzi e i costi sostenuti per lo sviluppo dell'architettura.

 

Ringraziamenti

Si ringrazia A. Gabrielli del Dipartimento di Fisica dell'Università di Bologna per la segnalazione di un errore nella Fig. 12.

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Introduzione all'architettura dei calcolatori

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© 1997-2003 Paolo Marincola (Rome, Italy)
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Commenti, osservazioni e suggerimenti sono estremamente graditi.

Last revised: 2003-12-06 19:43